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Valutazione dei laboratori di ricerca

La valutazione dei laboratori di ricerca (come per i centri, i gruppi, etc.) è una cosa sana e giusta, ma cerchiamo di non farla all’"Italiana". La valutazione dovrebbe indicare quali sono i lab più virtuosi per dargli maggiori risorse, perché hanno dimostrato che le sanno utilizzare con maggiore efficienza producendo risultati validi per la comunità (spendibili a livello di valutazione nazionale e/o internazionale). Allo stesso tempo, se il modello valutativo è affiancato da un buon modello direttivo può facilitare la nascita, la crescita e l'aggregazione di lab.
 
I laboratori di ricerca sono strutture che producono risultati di ricerca, i prodotti della ricerca; che secondo la definizione attuale sono: articoli, brevetti, progetti, etc. (si noti che anche i progetti sono risultati di ricerca) Inoltre producono ricercatori come: dottorandi, assegnisti, contrattisti, etc.
 
Questi risultati sono prodotti in base a delle risorse che gli enti (atenei e centri di ricerca) forniscono a tali laboratori. Le risorse sono: personale pagato dall’ente (gli strutturati), gli assegni e i dottorandi di ateneo, i ricercatori di ateneo, gli spazi ma anche il supporto amministrativo (che dovrebbe essere per tutti uguale). Ovviamente, i laboratori più capaci sono in grado di trovarsi risorse aggiuntive, e questo è un merito perché gli permette di incrementare la produzione dei risultati con risorse non a carico delle strutture, e pertanto non devono essere penalizzati per questa capacità.
 
Pertanto, laboratori di ricerca (come per i centri, i gruppi, etc.) dovrebbero essere valutati, in primis considerando i modelli di valutazione nazionale ed internazionale e pertanto, in termini di:
  • Qualità: andando a vedere se vi sono stati prodotti risultati di qualità, quanti e quali, e in quanto tempo e con quante risorse, ma anche se i loro dirigenti di ricerca hanno per esempio superato le sogli ANVUR, e/o come si sono piazzati su VQR.
  • Efficienza: andando a stimare un rapporto fra i risultati della ricerca prodotti ed il volume delle risorse che la struttura ha ricevuto dall'istituzione, per esempio negli ultimi 3/4 anni. Questo è ovviamente un valore normalizzato come la definizione di efficienza e rendimento della teoria della misura.
Nello stesso modo si possono definire altri parametri come la capacità produttiva: una sorta di efficienza, ma che in certi casi si può anche semplicemente misurare in termini di volume di risultati. Ma il semplice volume non tiene conto del costo sostenuto per produrre i risultati. Altri parametri possono essere l'internazionalizzazione, o che altro.
 
Da questa considerazione, condivisa a livello internazionale (andando a vedere come sono valutate le strutture all'estero), si evince che i lab che ricevono poche risorse ma che sono in grado di trovarsele e producono molti risultati hanno una maggiore efficienza, rispetto a lab che hanno molte risorse stabili (umane ed economiche), accumulate negli anni, e che magari hanno meno motivazioni e spirito competitivo. Ma questo fa parte della vita e direi che l'evoluzione vista come nascita e crescita di nuovi lab che hanno poche risorse ma che sono in grado di trovarle non dovrebbe essere ostacolata.
 
Paolo Nesi, ordinario di calcolatori elettronici, paolo.nesi@unifi.it
Se avete commenti inviateli a paolo nesi.

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